Una giornata a nordest

Le mani delle mafie sul Veneto

Il sequestro del considerevole patrimonio immobiliare di Francesco Manzo, sospetto camorrista residente a Padova dal 1992 [ed un veloce soggiorno nel piovese nel 1987] segue a stretto giro l’imponente inchiesta sulla ‘ndrangheta promossa dalla procura bolognese e che ha coinvolto anche il Veneto e – episodio questo un po’ minore, ma degno di attenzione – del coinvolgimento nell’inchiesta Mafia Capitale della Marco Polo Spa, ditta che si era aggiudicata l’appalto per la riqualificazione energetica e la gestione degli impianti di illuminazione pubblica del comune di Montegrotto Terme.

Parliamo, ovviamente di vicende diverse, che tuttavia meritano di essere considerate come una nuova costellazione di eventi forse in grado di mutare la concezione e la percezione della criminalità organizzata nel territorio veneto.

1) l’area della bassa e dell’ovest veronese e del basso vicentino confermano di essere territori di presenza ‘ndranghetista. Negli ultimi anni l’hanno segnalato i rapporti della Dna. Un paio di personaggi arrestati sembrano ricoprire ruoli importanti nella gerarchia mafiosa come Francesco Frontera o Sergio Bolognino. Anche se non emerge la presenza di una vera a propria “ndrina” nel veronese – anzi l’ipotesi viene smentita dal collaboratore di giustizia Vincenzo Marino -, è comunque evidente l’esistenza di una rete veneta. Collaborazioni e conoscenze sembrano intercorrere tra il gruppo di Frontera e i Multari, famiglia di presunti affiliati al clan Dragone e residenti nel veronese, e, sempre Frontera, risulta essere stato presente all’omicidio dei fratelli Grisci, una famiglia di Cutro, residente a Zimelle, titolare di un’azienda, la Grica costruzioni, presente in tutti i subappalti delle grandi opere venete. Alcuni degli arrestati sono attivi nell’edilizia.

2) L’inchiesta ha messo in luce i frequenti rapporti tra l’imprenditore veronese Moreno Nicolis, titolare del Gruppo Nico.Fer Srl e Antonio Gualtieri, sodale di Nicolino Grande Aracri. Gualtieri si vanta, lo desumiamo da un’intercettazione telefonica, di aver partecipato un pranzo a cui avevano partecipato il sindaco Flavio Tosi e il vicesindaco Giacino. Il contatto lo avrebbe procurato proprio Nicolis il quale sembra perfettamente a conoscenza del ruolo e delle frequentazioni del Gualtieri.

3) Michele Bertucco, consigliere comunale dell’opposizione a Verona, ha oggi denunciato come «la Nicofer, azienda il cui titolare è uno dei sette veronesi finiti in manette nell’ambito di questa inchiesta, risulta essere la proponente della scheda norma del Piano degli Interventi relativa all’area commerciale a Forte Tomba. Con una decisione sorprendente – sottolinea Bertucco – nei mesi scorsi l’amministrazione comunale si era associata al ricorso al Tar promosso dai privati proprietari contro i vincoli paesaggistici posti sull’area dalla Soprintendenza».

4) Luca Claudio, allora sindaco di Montegrotto (ora lo è della vicina Abano Terme), sfidò le critiche e affidò, tramite gara d’appalto, per trent’anni alla Marco Polo spa la gestione dell’illuminazione e di riqualificazione energetica degli edifici. Poi l’attuale sindaco dovette rescindere il contratto per i pesanti disservizi registrati.

5) Il figlio di Francesco Manzo risulta amministratore di una società, la Centro servizi Interporto spa, partecipata al 5% da Interporto spa, società che appartiene ad enti pubblici come Comune e Provincia di Padova, Aps Holding e Camera di commercio.

Il sindaco di Montegrotto, a fronte di quanto emerso, ha dichiarato: “non ci sono segnali che il nostro territorio possa essere attraente per questo tipo di cose. Parliamo di giri di soldi e di interessi enormi. È una vecchia storia, di cui ogni tanto si parla, ma non ci sono proprio le premesse che le nostre cittadine termali siano prese di mira”. Il sindaco ha ragione, è una vecchia storia: già nel 1994 la commissione parlamentare antimafia parlava della zona termale come area di particolare interesse per la criminalità organizzata.

Sergio Giordani, presidente di Interporto, alla domanda del perché avessero mantenuto la quota nella società con i Manzo ha risposto: “Lo hanno chiesto loro, ‘per mantenere un contatto con le istituzioni’, hanno detto, ma non contiamo nulla”.
Il sindaco Flavio Tosi ha accusato la stampa che ha parlato dei suoi commensali parlando di spazzatura. Oggi il sindaco veronese è impegnato in una serie di manifestazioni contro la criminalità e per la sicurezza nel veneziano.

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