Politica e ‘ndrangheta a Verona

“Decidevamo noi chi doveva fare il sindaco a Verona”. Nel giro dei gruppi e delle famiglie criminali veronesi il ritornello è questo. Un (bel) po’ di millanteria e un po’ la dimostrazione che in certi ambienti con la politica ci si fa i conti. E viceversa.

Ed ora che l’amministrazione a Verona è cambiata ci sarà da capire come andranno le cose. Negli ambienti investigativi è noto chi siano i referenti e a chi le reti mafiose possono richiedere appoggio. Si tratta soprattutto dei posti di sottopotere, delle poltrone nelle società partecipate che muovono soldi ed esercitano potere con più discrezione e con meno riflettori puntati addosso. Forse qualche consapevolezza in più è nata dopo la condanna in primo grado per corruzione del presidente dell’azienda di trattamento rifiuti del Comune di Verona, Andrea Miglioranzi, in un procedimento in cui comparivano diverse famiglie mafiose del territorio. “Ma non solo lui! Ma c’ho anche Tosi per le palle!” esclamava ridendo Nicola Toffanin, veneto purosangue ed esponente di spicco dell’ipotizzata organizzazione ‘ndranghetista veronese, mentre conversa con il suo sodale Francesco Vallone. Si tratta del consueto atteggiamento sbruffone, Tosi “per le palle” non lo tiene nessuno e l’ha dimostrato ampiamente. Ma è stato anche ampiamente dimostrato l’impegno elettorale di una serie di famiglie di origini crotonesi come i Giardino ad eleggere Marco Giorlo nella compagine che ha portato Flavio Tosi alla poltrone di sindaco dieci anni fa: “l’ho aiutato davvero e te lo posso giurare dove, se si trova alla poltrona si trova per me, questo che gli ho girato non so quanti voti, quanti gliene ho tirati fuori non hai nemmeno l’idea tu, mi sono massacrato giorni e giorni però vedi ora grazie a Dio è riconoscente, mi ha detto «io per i Giardino faccio tutto, per i Giardino, perché i Giardino a me mi hanno aiutato», mi ha detto lui, siccome è responsabile di tutti i centri sportivi di Verona, di tutti, sono i suoi, sotto le sue mani” racconta Alfonso Giardino in una telefonata. I Giardino sono descritti nei documenti investigativi come i riferimenti della cosca Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. “I Giardino hanno molti rapporti con persone altolocate del nord-Italia – leggiamo nella relazione investigativa dei Carabinieri di Crotone del marzo 2014 – tra cui figurano anche esponenti politici del veronese, con i quali iniziano una trattativa che riguarda appalti pilotati e l’affidamento della gestione di un centro sportivo comunale che loro sperano di ottenere in cambio dei voti che hanno raccolto per sostenere il ‘politico amico’”. Fu uno dei segnali che portarono, nel marzo 2015 la Commissione parlamentare antimafia a richiedere all’unanimità di nominare una commissione d’accesso per il Comune di Verona, l’anticamera dello scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose.

Ma i contatti spericolati con la politica non si sono arrestati, lo rivela la vicenda Miglioranzi così come documenti investigativi più recenti che segnalano l’attivismo di personaggi vicini ai clan crotonesi, ma meno compromessi dal punto di vista giudiziario, tentare e tenere contatti con personaggi della politica veronese.

Non sarà semplice recidere alcuni legami tra gruppi e famiglie presenti nel territorio da più di cinquant’anni e pezzi della politica veronese. La città non la governa solo l’amministrazione comunale, altri soggetti istituzionali o società partecipate concorrono al governo del territorio.

Tutti i documenti d’analisi della Direzione Investigativa antimafia, parlando di singoli territori, come Verona, ed anche Padova, si aprono con una menzione sui nodi dei traffici merci presenti sul territorio. E parlando di Verona viene sempre citato il Quadrante Europa, l’interporto di Verona, il primo interporto in Italia per volumi di traffico merci. Verona non è solo come un territorio di insediamento mafioso, ma anche un crocevia di traffici a cui sono interessati gruppi abituati da decenni a seguire le rotte interna zionali dei flussi finanziari e delle merci.

«È finita un’epoca iniziata nel 2007, questa la realtà. Dobbiamo aprirne un’altra» ha dichiarato Fabio Venturi ex presidente di Agsm, società multiservizi di produzione e distribuzione di energia elettrica e gas ed ex Presidente della Provincia. Venturi fa riferimento al primo mandato da sindaco di Tosi, del 2007. Chissà se questo messaggio arriverà a tutti.

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