Il business ‘ndranghetista corre sui binari

imagesColpiti, non affondati, ma colpiti. La nuova interdittiva del Prefetto di Verona Salvatore Mulas, prende di mira la Nicofer, società strategica delle famiglie Nicoscia e Giardino, calabresi, ma operanti da tempo nel veronese.

Settantasei dipendenti e 70mila euro di capitale sociale, la società è amministrata da Daniel Nicoscia, giovanissimo fratello di Francesco Nicoscia, marito di Annarosa Giardino.

Questo matrimonio ha sancito l’alleanza della famiglia Nicoscia con la numerosa famiglia Giardino spesso salita agli onori delle cronache giudiziarie per rapine, estorsioni e truffe. E questo risulterebbe, secondo la Prefettura di Verona “il legame maggiormente critico”.

I Giardino infatti, leggiamo nella nota della Prefettura, è “famiglia già nota alle cronache in virtù del coinvolgimento di vari suoi componenti fratelli in recenti operazioni della Guardia di Finanza di Verona (cd. operazioni Premuim deal, Goodfellas e Usual suspects) inerenti un racket di usura, estorsioni ed anche un episodio di rapina a mano armata commessi in questo territorio e sempre nei confronti di altri imprenditori; episodi nei quali sono stati coinvolti, in veste di complici, anche soggetti di diretta riconducibilità ad ambienti mafiosi”.

Nicofer aveva sede fino a otto mesi fa a Sona in via Piemonte 18, nel quartier generale delle società facenti capo alla famiglia Giardino. Ora la società ha sede a San Giovanni Lupatoto, sempre in provincia di Verona.

“Il legame fra la Nicofer srl. e la nota famiglia (i Giardino) è risultato eccedere il mero profilo parentale, riguardando infatti anche la precedente comunanza di sede legale, il transito di numerosi dipendenti, i precedenti rapporti di dipendenza reciproca, varie transazioni commerciali – recita il comunicato della Prefettura – nonché il supporto professionale ricevuto alcuni anni fa da commercialisti contigui ad ambiente malavitosi di cui uno recentemente condannato in primo grado per associazione di tipo mafioso”  e che rispondono al nome di Donato Agostino Clausi, il condannato, e di Leonardo Villirillo, commercialista crotonese, molto attivo nella consulenza ad imprenditori tra le province di Verona e di Rovigo.

“Elementi di rilievo sono quindi risultati sia la fitta rete di attività economiche gestite – direttamente o indirettamente – dalla nota famiglia sia gli autonomi collegamenti parentali sussistenti tra questa ed altre ulteriori famiglie di origine calabresi – leggiamo nella nota della Prefettura – invariabilmente riconducenti al bacino geo-criminale ascrivibile alle ‘ndrine di Isola di Capo Rizzuto (KR)”.

Infatti il padre di Annarosa, Domenico Giardino è stato, secondo gli inquirenti, prestanome in diverse società degli interessi dei Nicoscia e degli Arena. Gli Arena sono un’altra famiglia originaria di Isola Capo Rizzuto dal pesante pedigree ‘ndranghetista, impegnati per anni in una sanguinosa faida contri i Nicoscia e ora alleati in affari.

La società è specializzata in lavori di armamento ferroviario e relativa manutenzione. Un settore molto frequentato da queste famiglie. In via Piemonte 18 a Sona è attiva, sempre nel settore ferroviario la New World Construction intestata a Melissa Manoli, moglie di Vincenzo Giardino, fratelo di Annarosa, direttore tecnico della società.

Sempre in via Piemonte 13, e sempre attiva nel settore ferroviario, ha sede Isol.Fer srl la società, ora di proprietà di Giuseppe Panipucci, è stata prima, fino all’aprile 2015, di Eliseo Ventura – da poco deceduto, una sorta di “ministro degli esteri” della famiglia – indagato nell’inchiesta «Premium deal».

Non è un caso che subito dopo la nomina di Marco Giorlo assessore nella giunta Tosi, i Giardino avrebbero spinto per ottenere lavori nel settore come risulta da questa telefonta fatta, il 24 maggio del 2012, da Franco ad Alfonso Giardino ed intercettata dai carabinieri: “Siccome so che siete bravi nell’ambito ferroviario io vi voglio far lavorare anche là, gli ho detto Marco, vedi che è dura però eh, non è che, mi ha detto ascolta se io vi porto a Roma vi porto da quello, quello che vi deve far lavorare, quello che vi ha detto l’altra volta”.

Al seguito della Generale Costruzioni Ferroviarie (GCF), che ha sede a Roma, e che, secondo una classifica del Sole 24 Ore, è la prima impresa italiana di costruzioni ferroviarie, la Nicofer ha recentemente operato in Danimarca nella costruzione di una linea ferroviaria nella città Aarhus.

Alle dipendenze di GCF risulta aver lavorato, dal febbraio al giugno del 2016, un componente della famiglia Giardino, Francesco, finito agli arresti nel giugno dello scorso anno per una vicenda di estorsione.

I Giardino risultano avere diversi interessi all’estero in particolare in Slovacchia. Un’azienda della famiglia Giardino è impegnata in questi mesi nei lavori di rifacimento della stazione ferroviaria di Verona.

In due anni salgono così ad undici le interdittive antimafia firmate da Salvatore Mulas che ha trasformato la Prefettura nell’avamposto veneto nella lotta alle mafie.

Un avamposto un po’ troppo isolato, occorre aggiungere.

 

il Mattino 4 giugno 2017

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