L’uomo chiave è un quarantenne originario di Caserta, residente a Montebelluna. Metodo di approccio “mordi e fuggi”, diverso dai calabresi che mettono radici
L’imprenditore vantava un precedente penale per una truffa nel settore delle automobili, e le truffe sono un po’ il marchio di fabbrica tipico dell’agire dei gruppi camorristi. Non si tratta certo di una esclusiva della camorra, ma la truffa è parte di quell’agire, un po’ “mordi e fuggi”, che caratterizza la camorra.
Un agire predatorio che non mira a insediarsi in un territorio, agganciando in modo stabile settori della politica e dell’imprenditoria, come nello stile della ‘ndrangheta calabrese. Qualche anno fa si era pensato a una spartizione territoriale tra camorra e ‘ndrangheta e che alla mafia campana fosse toccato in sorte il Veneto.
Poi questa teoria, avanzata dai magistrati della Direzione nazionale antimafia, venne accantonata. Il che non significa che il protagonismo della camorra in Veneto sia venuto meno.
Nella nostra regione abbiamo, tra l’altro, assistito, negli ultimi anni, all’arresto di latitanti di grosso calibro come quello di Nicola Imbriani, nel 2012, arrestato in provincia di Padova ed esponente di spicco del clan camorristico dei Polverino e quello di Luigi Cimmino, boss del clan omonimo, arrestato a Chioggia, nel marzo dell’anno scorso. D’altronde non è neppure un’operazione semplice classificare con certezza una banda come “camorrista” anche se originaria delle aree a tradizionale insediamento camorrista.
Secondo gli investigatori l’imprenditore di Montebelluna colpito dalle interdittive prefettizie, non avrebbe legami organici con la camorra se non, appunto, la frequentazione assidua con un esponente del clan dei Casalesi.
La camorra è strutturalmente una organizzazione criminale della quale è difficile tracciare i confini e tra gli studiosi del fenomeno si è arrivati a definire la camorra come «quel vasto network criminale di attività differenziate, radicate territorialmente in Campania, che comunemente, con una certa approssimazione, definiamo in questo modo».
Una nebulosa più che una organizzazione.Capace però di organizzare, anche in terra veneta, importanti business come quello architettato – e smantellato una decina di anni fa – nel vicentino da esponenti del clan La Torre e dei Casalesi – con la consulenza di una fitta rete di professionisti vicentini – con l’acquisizione o la creazione di società nel settore alimentare che acquistavano importanti quantità di beni da avviare all’estero per poi scomparire nel nulla una volta ottenuti i fidi dalle banche.
O quello messo in piedi, tra il 2010 e il 2012, dal gruppo facente capo a Mario Crisci, nel padovano, che con la finanziaria Aspide ha coinvolto circa 120 imprenditori, più o meno consapevoli, in un giro di usura, bancarotte fraudolente, evasione fiscale.
È importante ricordare che il provvedimento dell’interdittiva antimafia, come quello emesso dalla prefettura di Treviso,