Non c’azzeccano (quasi) per nulla le due dimissioni: l’ex ministra è stata sommersa dall’identità d’interessi tra il suo essere imprenditrice nel ramo petrolifero e nel suo essere ministra di un governo “fossile” prono agli interessi privati. Francesco Fiore ha presentato le sue dimissioni da consigliere comunale, dopo essere stato eletto alla testa di un solido ed innovativo movimento civico ambientalista denominato Padova 2020.
Francesco si è dimesso per motivi di lavoro ed ha spiegato la sua scelta con questa lettera aperta in cui, per altro, scrive: “negli ultimi quattro anni della mia vita ho dedicato tantissimo tempo all’attività politica (…). L’ho potuto fare, e l’ho fatto convintamente e come meglio ho potuto, togliendo spazio alla mia famiglia (non ringrazierò mai abbastanza mia moglie Sara per la sua silenziosa e costante presenza) ma soprattutto togliendo spazio al mio lavoro, pagando anche, abbastanza consapevolmente, un prezzo per questo, e dedicando 8 mesi di aspettativa, e mancato stipendio, alla politica”.
Chi può permettersi di fare politica oggi in Italia? La domanda ha un senso. Federica Guidi può permettersi di fare politica, anzi, le conviene. La politica rappresenta per lei, e per diverse centinaia di persone, la prosecuzione dell’attività imprenditoriale con altri mezzi. Non per forza infrangendo il codice penale: ricoprire una carica pubblica permette di irrobustire, anche lecitamente, la rete di relazioni. Soprattutto se ti impegni nello selezionare quelle politiche che producono o spesa pubblica (grandi opere) o indebolimento delle regole nei confronti di chi può esserti riconoscente. Chi si dedica ai settori “poveri” (sociale o tutela ambientale) o al restauro delle regole risulta meno simpatico a chi conta.
Francesco Fiore, come ci ha spiegato, non può più permettersi di fare politica, almeno non con la costanza che un impegno istituzionale richiederebbe.
La questione- che è una sola e si chiama democrazia – ha due varianti:
- Ai ricchi interessa molto la politica perchè può alimentare i privilegi di cui godono. E alla politica interessano molto i ricchi perche possono finanzarla (in modo più o meno lecito). Anche per questo le politiche più in voga alimentano privilegi e diseguaglianze.
- La politiche “povere”, quelle che incentivano regole e tutelano i beni comuni, sono “in cerca di autore” perchè pochi possono permettersi di interpretarle. Soprattutto in tempi in cui manca il tempo, le vite si attorcigliano in pezzetti di lavori precari e in aggiornamenti infiniti.
Si potrebbe pensare a delle risposte “fatte in casa” (che ad aspettare risposte istituzionali si diventa vecchi ed acidi): turnazione degli eletti, fondi perequativi, sostegno collettivi in servizi (baysitteraggio al tuo rappresentante..).
Un modo per dedicarsi alla materialità delle questioni che la forma, si sa, serve soprattutto a coprire le ingiustizie.