La società Faecase Srl, codice fiscale 03812170276, numero REA VE-340768, sede a Caorle nel veneziano, viene scelta dal clan ‘ndranghetista emiliano/cutrese come capofila per un affare importante: il cosiddetto “Piano Cutro”, cioè la costruzione di un parco eolico nella campagna cutrese realizzato grazie ai finanziamenti dell’Unione europea. Per questo Raffaele Oppido diviene nel novembre del 2011 amministratore della società.
La maggioranza della società, il 93% delle quote, è in possesso della Consulfiduciaria Spa di Milano (socio maggioritario). Il presidente del consiglio d’amministrazione della Consulfiduciaria si chiama Stefano Dorio, commercialista veronese, fondatore dello studio Mercanti Dorio e Associati, studio professionale che «opera principalmente nei settori del diritto societario commerciale e dell’economia d’impresa».
La Consulfiduciaria ha acquistato le quote in Faecase il 4 febbraio del 2011 dalla società Iniziative immobiliari europee. E’ nel luglio dello stesso anno – secondo quanto scrivono i carabinieri nella loro relazione – che Antonio Gualtieri viene incaricato dal clan di Nicolino Grande Aracri di occuparsi del «Piano Cutro».
«Per la presentazione del progetto viene individuata quale capofila, la società Faecase srl di Caorle (Ve) sul cui capitale sociale subentrerà il cutrese Raffaele Oppido – leggiamo sempre nell’ informativa dell’Arma -, ciò per due fondamentali aspetti: il primo perché la Faecase è un’azienda sana il cui amministratore è l’imprenditore veneto Giovanni Niero; il secondo perché lo stesso Nicolino Grande Aracri sembra avere in maniera indiretta la titolarità di alcuni beni immobili della stessa società o di altra legata a Raffaele Oppido («…siccome lui ha degli appartamenti dentro… ha degli appartamenti dentro…là a Soave…»).
Ed è tra agosto e settembre che Gualtieri insieme alla consulente emiliana della cosca Roberta Tattini, istruiscono Raffaele Oppido sull’operazione e sul suo ruolo all’interno della società Faecase. In quel momento la società è amministrata dal veneziano Giovanni Niero che poi passa la mano a Oppido il 22 novembre del 2011.
Roberta Tattini «viene altresì incaricata da Antonio Gualtieri di seguire l’iter relativo alla documentazione necessaria per l’iscrizione della società Faecase quale capofila del predetto progetto – scrive la procura bolognese nell’ordinanza dell’inchiesta aemilia – , si incontra più volte con Raffaele Oppido che le propone di collaborare tecnicamente ad alcuni suoi progetti di acquisizioni immobiliari nella regione Veneto. La Tattini, sotto la supervisione di Antonio Gualtieri, verrà incaricata di una trattativa con la Banca di Credito Cooperativo del Veneziano volta all’acquisizione di beni immobili ipotecati appartenenti alla stessa Società Feacse onde consentirne la cancellazione di tali gravami». Di tutto questo la società che detiene, e deteneva, la maggioranza della Faecase, – e delle ascendenze dei soggetti che vi gravitavano attorno e che la amministravano – non sapeva nulla?
Stefano Dorio è un commercialista noto a Verona. Tanto per dare un’idea della statura professionale ricordiamo che è stato advisor nel complesso affare che ha riguardato il “matrimonio” tra la società di gestione dell’aeroporto di Venezia, la Save, e la società di gestione degli aeroporti di Verona e Brescia.
Difficile comprendere quale possa essere stato l’interesse, da parte della Consulfiduciaria, nel possedere il 93% della Faecase, società «operante nel settore della compravendita, locazione, amministrazione, costruzione di immobili ed attività edili in genere», che a chiusura del bilancio 2010 mostrava una perdita d’esercizio di 79.699 euro ed «aveva in corso un unico intervento edilizio relativo alla costruzione di un complesso immobiliare nel comune di Ronchis». La Consulfiduciaria acquistava la Faecase due mesi dopo la chiusura del bilancio 2010.
Il 7% della Faecase è in mano alla Immobiliari Gemelle srl la cui amministratrice, e unica socia, è Rosa Parrinelli, residente, come Raffaele Oppido, in via Bernardi 5 a Arcole (Vr).
Raffaele Oppido viene imposto quale pedina del «Piano Cutro» da un personaggio che si qualifica come «cugino» del boss Grande Aracri anche se non dimostrerà grande talento per gli affari (infatti il «Piano Cutro» non andrà mai in porto, vedi qui). Ma nessuno, nemmeno la Consulfiduciaria, che possiede, lo ricordiamo, il 97% delle quote societarie, si è premunito di farlo sostituire.
Pensiamo possa essere utile una ricognizione investigativa da parte delle procure venete sulla base delle inchieste delle altre procure che riguardano, incidentalmente, anche il territorio veneto, così da rilevare eventuali alleanze, partenrship, collusioni nell’area grigia veneta: è chiedere troppo?
Ultima annotazione: la Faecase ha sede in viale Panama n°25 a Caorle. Allo stesso indirizzo risiede Claudio Casella, primo amministratore della Faecase. Casella è balzato all’onore delle cronache recentemente. La sua società, la Caorle Investimenti srl, è titolare del contestato progetto del «Villaggio delle Terme».
Secondo le denunce di due consiglieri comunali di Caorle e dell’Osservatorio ambiente e legalità, la messa in discussione del progetto, nel dicembre del 2013, ha scatenato pesanti minacce nei confronti del sindaco e degli stessi consiglieri (vedi qui).