“Una sinistra così l’Europa se la sogna” è il commento di Concita De Gregorio su Reppublica a proposito del successo di partecipazione alle primarie del centrosinistra. Sottoscriviamo. E per più di un motivo:
1) Una sinistra che ignora aspetti elementari di cultura istituzionale tanto da introdurre elementi presidenzialisti – come le primarie all’italiana, negli Usa sono altra cosa – all’interno di una cornice istituzionale da repubblica parlamentare, l’Europa se la sogna. Una forzatura che non può che rafforzare il diuturno attacco alle stremate garanzie costituzionali in nome della governabilità e della stabilità.
2) Una sinistra che letteralmente prende in giro milioni di persone invitandole a votare un candidato presidente del consiglio senza la certezza di una legge elettorale in sintonia con l’investitura popolare diretta l’Europa se la sogna.
3) Una sinistra che confonde il dibattito delle idee con la scelta di un leader l’Europa se la sogna. Una tenzone giocata ancora sulla riconoscibilità e sulla seduzione – oltre che sulla possibilità di muovere risorse finanziarie e organizzative imponenti – piuttosto che sul convincimento e il confronto, non può che partorire mostri [ clamoroso il caso di Renzi che riesce a presentarsi come innovatore mentre propugna, indisturbato, politiche fallite da oltre dieci anni].
4) Una sinistra che occupa il dibattito pubblico per mesi nascondendo le soggettività sociali e i conflitti emergenti, l’Europa se la sogna. Vecchi contro giovani, donne contro uomini, diritti dei gay e obbedienza alla chiesa cattolica: sono state messe in campo tutte le possibili schermaglie in grado di esorcizzare, oscurare, quando non sterilizzare, il drammatico quanto silenzioso mutamento sociale che ci sta velocemente travolgendo.
Rimangono i numeri, sinceramente impressionanti. Ma rimangono, appunto, numeri. Le folle che si sono assiepate ai gazebo sono gentilmente invitate, lunedì prossimo, a tornare all’ovile, attendendo pazienti la prossima chiamata da parte di èlite tanto impotenti quanto continuamente assetate di legittimazione.
Grazie al cielo c’è un’altra sinistra, che la sinistra delle primarie rimuove con fastidio (e alle volte con violenza), che si aggira tra le baracche di Mumbai, le periferie di Atene, che in Italia vince il referendum sull’acqua e ne chiede il rispetto, che si ostina a dare voce ai senza voce, a rimanere avvinghiata alla materialità dei rapporti sociali, ad implicarsi nella dolorosa esperienza delle soggettività. E’ forse utile segnalarlo, anche a Concita De Gregorio.
La «festa della democrazia», così vengono definite sobriamente le primarie, ha consolidato la casta unendo in un solo coro chi l’ha dileggiata e chi grazie ad essa ci campa, mentre milioni di persone hanno partecipato donando felici l’oro alla patria.
E’ un incubo tagliente – altro che sogno -, per chiunque, nell’Europa della crisi, creda ancora nella democrazia e nel cambiamento.
novembre 2012