E’ esattamente la rimozione della crisi climatica ad aver svuotato di senso la politica istituzionale. Sono almeno vent’anni, almeno dalla rovente estate dal 2003, che in ciascuno di noi, anche il meno avveduto e documentato, cova un senso di spaesamento per quello che sta accadendo. Lo scrittore indoamericano Amitav Gosh parla di una sensazione misteriosa, inquietante – uncanny – che nella traduzione italiana del suo saggio “La grande cecità” viene felicemente tradotta con spaesamento. Una sensazione inedita, non la paura per una minaccia esterna, ma la sensazione del risveglio di nuove forze, prima inanimate, che stanno progressivamente interagendo, anche violentemente, con la nostra permanenza sulla terra.
Non affrontare di petto la crisi climatica, e lo spaesamento di ciascuno, come argomenta Amitav Gosh, condanna la politica ad una sostanziale insignificanza. Occorre forse ripeterlo che è nel grembo della crisi climatica che vengono allevati e nutriti tutti i mostri del nostro tempo: esodi di massa, carestie, guerre, siccità, epidemie? E se la politica non è in grado di affrontare la questione delle questioni che legittimità può mai rivendicare?
I militanti di Ultima Generazione con i loro interventi cercano di agire all’altezza dello spaesamento vissuto, a darle parola e dignità politica. Presi in mano gli arnesi propri di una delle culture politiche più feconde del ‘900 – la nonviolenza – provano a cimentarsi sullo scivoloso terreno della politica di questo secolo. Sugli spalti di sinistra molti – anche i protagonisti della sostanziale scomparsa della sinistra da questo paese -, con i ditini alzati, rimproverano i nostri di avventurismo, prospettiva politica. Sugli spalti di destra le critiche si riassumano nell’invito tipico di tutte le “maggioranze silenziose”: andate a lavorare (una volta usciti di galera).
A ben vedere, oltre alle azioni dirette, i nostri sostengono, anche a suon di scioperi della fame, la proposta politica dei loro cugini di Extinction Rebellion che chiedono al governo di “creare e essere guidato dalle Assemblee dei Cittadini in materia di giustizia ecologica e climatica”. Le Assemblee di cittadini verrebbero composte da un campione di cittadini sorteggiati in base a specifici criteri, affiancati da esperti e rappresenterebbero “una nuova Istituzione democratica da affiancare a Parlamento, Governo e giunte locali” per affrontare “le questioni di interesse generale, incagliate tra conflitti di interessi e freni ideologici di ogni partito”.
Istituzioni di questo tipo – che sembrano animate dallo slancio profetico di una Simone Weil – sono state sperimentate in diversi paesi, ad esempio in Irlanda su temi etici come l’aborto. In Francia, pur tra molti limiti, si è dato vita alla Convention citoyenne sur le climat, composta da 150 persone scelte in maniera casuale fra oltre 255.000 numeri di telefono. Un provvedimento proposto da questo organismo e operativo dal primo gennaio di quest’anno è il divieto a dare in affitto abitazioni “energivore” che consumano più di 450 kwh per m2 all’anno. Questa nuova generazione ambientalista sta provando a prendere il toro per le corna: cercando di dare senso all’agire politico. Coraggio, sperare non costa niente.