La stiamo combattendo la corruzione ora che stanno arrivando i soldi del Pnrr? E come? Le parole del ministro Carlo Nordio a proposito sono nitide ed in parte condivisibili: poche legge chiare, procedure semplificate, inutilità dell’inasprimento delle pene. Un cambio di direzione radicale nella strategia anticorruzione adottata giusto dieci anni fa. Una strategia che aveva al suo centro un soggetto indipendente: l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), creata meno di dieci anni orsono e allora presieduta da un magistrato dal notevole curriculum investigativo come Raffaele Cantone. L’Anac fungeva da motore di una strategia inedita in questo paese: trasparenza, incompatibilità di incarichi, lotta ai conflitti di interesse, piani di prevenzione, codici di comportamento, semplificazione e digitalizzazione, vigilanza sugli appalti, ecc.. erano tutti puzzle del nuovo mosaico della prevenzione amministrativa.
Il disegno del mosaico si basava sul convincimento che la corruzione in questo paese fosse un fenomeno sistemico e proprio per questo andasse affrontato con una strategia di lungo respiro non solo perseguendo comportamenti episodici. Secondo le più recenti analisi infatti i fenomeni corruttivi si configura come una frammentazione organizzata in reti stabili: cartelli collusivi esclusivi con una composizione mista con una presenza ancora rilevante di soggetti politici. La semplificazione amministrativa, invocata da Nordio in funzione anticorruttiva, è ovviamente auspicabile, ma non serve per contrastare cartelli collusivi che nascono per controllare le procedure, non per velocizzarle.
Il problema dei vertici del Consorzio Venezia Nuova, per fare un esempio noto, non era certo il numero di permessi da richiedere, ma quello di continuare a cementare, attraverso le tangenti, l’alleanza che ha partecipato al saccheggio. L’esperimento di Cantone è in realtà finito con il duplice attacco subito da una parte dei Cinque Stelle, illusi con la norma Spazzacorrotti di bloccare la corruzione con l’inasprimento delle pene, e dall’altra dalla Lega che con lo Sblocca cantieri ha smantellato un Codice degli Appalti giudicato troppo rigido.
Non si è ancora trovato un equilibrio convincente tra i controlli e la semplificazione delle procedure, ora la tendenza è dalla parte della semplificazione, ma lontana dall’equilibrio. Le dimissioni di Cantone nel 2019 passarono sostanzialmente sotto silenzio: in pochi anni passa da eroe anticorruzione ad oscuro funzionario che cambia ruolo. Nessuna riflessione su quella esperienza, criticabile, ma difficilmente liquidabile. Con le dimissioni di Cantone l’Anac è stata via via marginalizzata ed anche le norme sulla corruzione che presiedono al Pnrr consolidano questo approccio.
E quindi cosa cambia? Prendiamo il tema della trasparenza, al centro della strategia Anac e nemmeno nominata da Nordio: nel portale nazionale del Pnrr, denunciano le organizzazioni della società civile, non sono reperibili dati sullo stato di avanzamento dei progetti né le informazioni sui fondi spesi. Secondo un’interpretazione consolidata il termine corruzione deriverebbe da cor-ruptum, cuore rotto, infranto. Bene: occhio non vede, cuore non duole.