Nelle piazze per Gaza una nuova consapevolezza: ritrovare un’anima

“L’umanità si realizza solo nella lotta che gli propone un mondo imperfetto” scrive l’intellettuale americana Rebecca Solnit, solo nel misurarci assieme nelle sfide che ci pongono la moralità, la mortalità, la convivenza, acquistiamo un’anima. E finalmente nelle piazze le persone stanno acquistando un anima reagendo lucidamente alla verità di fatto – il genocidio in corso a Gaza – secondo un elementare principio di “umanità” per cui, in quanto esseri umani, partecipiamo alle gioie e alle sofferenze degli altri, “partecipiamo dell’umanità”, condividiamo con ogni altra persona i fatti della vita e sentiamo intimamente come nostre le sofferenze altrui.

Le persone, dopo molti anni, hanno dimostrato di saper essere “presenti a sé stessi” e cioè – come insegna l’antropologo Ernesto De Martino – sapere mettere insieme nella coscienza tutte le memorie e le esperienze necessarie – in primis quelle, tramandate, della guerra e dello sterminio di allora – per rispondere adeguatamente a questa situazione storica.

Quattro vetrine rotte non cancellano questa nuova consapevolezza che si sta radicando nell’animo delle persone. Il tentativo di ridurre a chiacchiericcio – la violenza, gli agitatori, l’odio, gli anni ’70…. – questo evento politico radicale, è miserrimo e patetico.

Scriveva la filosofa ebrea Hanna Arendt: “La verità, anche se priva di potere e sempre sconfitta nel caso di uno scontro frontale con l’autorità costituita, possiede una forza intrinseca: qualsiasi cosa possano escogitare coloro che sono al potere, essi sono incapaci di scoprire o inventare un suo valido sostituto”.

Possono proseguire nel raccontare favole – qualche decina di bimbi palestinesi curati dal sistema sanitario nazionale in cambio del servilismo criminale -, ma non possono in alcun modo rimpiazzare la grande scoperta fatta da tanti e tante: aver ritrovato un anima.

Vez news 23 settembre 2025

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